mercoledì 25 gennaio 2012

Una scuola per 'Menti digitali', in Italia si tenta la sperimentazione


La scuola in web? Fallisce negli States, ma in Italia si tenta la sperimentazione. Ai numerosi volumi editi  per i docenti della web generation, si aggiunge il libro ‘Menti digitali’ (Stilo Editrice), di Tommaso Montefusco. Un contributo che guarda con positività alle nuove tecnologie per la didattica, nonostante il flop degli studenti on-line, che in altri paesi restano indietro in matematica e faticano nella lettura, appellandosi alle teorie costruttiviste, secondo cui è l’ambiente a condizionare gli individui e a innescare il cambiamento. La Lim e il laboratorio virtuale di scienze in aula modificheranno il modo di apprendere e di insegnare. E’ questa la scuola italiana del futuro descritta nel libro di Montefusco, nonostante il bilancio di queste scuole, senza banchi e lavagne, destinate soprattutto ai poveri delle zone rurali, sia devastante e secondo uno studio del ‘National Education Policy Center’ il 60% dei cyber-studenti è indietro in matematica rispetto ai coetanei delle scuole tradizionali e il 50% fatica nella lettura, un terzo non si diploma in tempo e moltissimi si ritirano dopo solo pochi mesi dall’iscrizione. Anche in Italia, è prospettato in diversi studi, gli insegnanti seguiranno gli studenti attraverso piattaforme e-learning e i ragazzi metteranno a disposizione dei docenti le proprie competenze, in un processo di insegnamento-apprendimento paritario: un sistema già utilizzato nei paesi scandinavi e anglosassoni. Ma, di fronte all’inarrestabile boom tecnologico, il libro cartaceo resterà in circolazione ancora per qualche decennio e compito degli insegnanti sarà “coniugare la velocità della pagina web con la lentezza della pagina scritta”, almeno fin quando il processo binario non verrà sostituito dalla logica quantistica e le operazioni saranno ulteriormente moltiplicate per milioni di volte. La vera svolta si avrà con la nascita di supporti digitali multimediali adatti al  passaggio dalla carta al bit, quali non sono gli attuali lettori e-book e l’I-pad. Al contrario,   nuova frontiera per la scuola sembra già l’I-cloud finlandese, che consente ai ragazzi di essere interconnessi 24 ore su 24. Sarà il moby-learning  ad abolire il luogo fisico dell’apprendimento. Una prima sperimentazione del tablet per la scuola elementare è stata fatta nella Corea del Sud, ma ancora una volta, per dimostrare che  la tecnologia non può diventare il fine del processo educativo, ma al massimo può essere uno degli strumenti per rendere più ludica la meditazione, la riflessione, l’apprendimento. “Sarà il mutamento antropologico in atto – conclude Montefusco – a inventare le capacità di un sapere nuovo nei nativi del web”, fermo restando che vengano investite risorse per la formazione continua dei docenti italiani, costretti ad aggiornarsi con risorse proprie, a fronte di una spesa del Miur pari allo 0,6% rispetto al 2% della media europea.
Angela Milella

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