giovedì 14 luglio 2011

Al Sud stiamo peggio che in Libia, altro che la Reggio Calabria e il ponte sullo stretto di Messina


I Bossi del Nord ci definiscono incapaci, privi di ogni idea di sviluppo, pur avendo, la Basilicata, grandi risorse, ma sappiamo che il 99% dei residenti nelle città del Nord sono meridionali, che le hanno fatte grandi e ricche, emigrando con le valige di cartone dal Sud. Bossi, razzista, cerca di dividere ciò che col sangue si è conquistato: l’Italia. Bossi, che non ha nulla di uomo politico, sbeffeggia i meridionali come se lui fosse un ariano nazifascista aggrappato a Berlusconi: si reggono per non cadere, cadendo libererebbero l’Italia dall’incubo di un disastro politico. Solo le infrastrutture da fare a Sud consentirebbero di pareggiare con il Nord.  Guarda caso Berlusconi e Bossi per magia tiravano fuori il Piano Sud, dove da oltre mezzo secolo andavano realizzate le strade fatte in Libia dal Fascismo, infrastrutture di collegamento. A Sud stiamo peggio che in Libia, altro che la Reggio Calabria e il ponte sullo stretto di Messina, ben’altro serve alla crescita e allo sviluppo dell’Italia meridionale rinnegato da Bossi e da una Regione incapace di provvedere al territorio della Basilicata, culla della cultura mediterranea, che con le sue bellezze naturali, paesaggistiche, storico-culturali, potrebbe essere la California italiana. Occorre che laureati analfabeti o scaduti si facciano da parte. Bisogna assumere intelletti capaci, per programmi di crescita  e di sviluppo della regione, che va coordinata con le regioni limitrofe. La Basilicata, Bella Addormentata, è ora che si svegli! Che tragga vantaggio dal turismo, dall’artigianato, dall’agricoltura e dal commercio. Le premesse stanno nel limitare l’emigrazione di giovani laureati utili alla crescita, nell’accorpamento di comuni a breve distanza, nei programmi di sviluppo economico, turistico, territoriale, a valle e a monte, nella tutela del paesaggio con Piani regolatori gestiti da esperti qualificati in belle arti, nel rendere agibili i centri storici. Chiaromonte, Senise, Francavilla e Fardella uniti in un solo Comune, con un piano regolatore potrebbero evitare un disastro e salvare la Regione da problemi di sviluppo paesaggistico, economico e culturale in una zona accerchiata da tre regioni: Puglia, Calabria e Campania, situata tra mar Ionio, Adriatico e Tirreno, ma ancora senza un programma di sviluppo. Scotellaro e Levi non crederebbero che la cecità di politici titolati senza merito, dopo guerre e dittature, ha gestito la Regione alla maniera feudale. A sessant’anni di distanza mancano ancora infrastrutture di comunicazione trasversale, autostrade per l’economia e per i disoccupati costretti a emigrare. In questa regione pressata e repressa, grazie al petrolio si potrebbe investire in opere adeguate, in infrastrutture stradali e ferroviarie, in servizi, e valorizzare i centri storici e renderli agibili. È bene che i rappresentanti provinciali e regionali vadano a raccogliere spazzatura, a cominciare dai cartoni, imparando a fare la differenziata dei problemi di Province e Regione. Alla base di tutto ci sono le capacità, l’attenzione al bene comune, alle infrastrutture, dalla Basentana alla Valle d’Agri, alla Sinnica. Matera sta più in Puglia che in Basilicata e la Provincia se ne frega dei problemi interni dovuti alla morfologia geografica. Senise può essere capoluogo di provincia, per meglio gestire e sviluppare attività turistiche e commerciali, che la natura e il paesaggio consentono.
Spero che quanto sopra riferito sia visionato con maturi sentimenti di comunità.

                                                                                                       Riccardo Simmi